Rabbi Akiva by Barry Holtz

Rabbi Akiva by Barry Holtz

autore:Barry Holtz [Holtz, Barry]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2018-06-19T22:00:00+00:00


«Tu sei Akiva il cui nome è conosciuto da un capo all’altro del mondo? Che tu sia benedetto comunque per aver guadagnato fama, sebbene tu non abbia ancora raggiunto il livello di un mandriano di buoi». «Neppure quella del pastore», rispose Rabbi Akiva.

Jonathan deride Akiva, dicendogli in sostanza che è incredibile che lui abbia raggiunto una simile fama pur non avendo raggiunto neppure il rango del più umile fra i contadini. E la risposta di Akiva a Jonathan è tipica, simile a quelle che abbiamo visto in lui in precedenza. È rapido nel perdonare, e perfino un insulto oltraggioso suscita in Akiva solo espressioni di umiltà. È lecito chiedersi naturalmente se Akiva si consideri veramente così insignificante, ma in ogni caso lui replica agli attacchi con la modestia.

La storia di Akiva e della visita a Rabbi Dosa ben Harkinas è solo un esempio dello status che Akiva aveva raggiunto fra gli altri maestri, e quella considerazione è sottintesa nella struttura della storia. Abbiamo osservato questo modello già in precedenza, e lo troviamo ripetuto molte volte nel corpus rabbinico: c’è una discussione (oppure, in questo caso, un evento, cioè la visita a Dosa) che coinvolge tre rabbini. Vengono esplicitate due opinioni; e infine viene espressa la visione di Akiva, che conduce la questione a una conclusione. Spesso Akiva ha l’ultima parola. Nella Haggadah di Pesach ad esempio c’è una discussione a proposito delle dieci piaghe inflitte agli egiziani prima dell’esodo.1 Tre rabbini – Yose il Galileo, Eliezer e Akiva – usano la loro capacità di interpretare il midrash per dedurre che per quanto terribili possano essere state le piaghe, gli egiziani vennero colpiti da molte più piaghe quando inseguirono gli israeliti attraverso il Mare delle Canne (il «Mar Rosso» nelle tradizioni più antiche). Rabbi Yose sostiene che può interpretare il verso biblico «e i maghi [d’Egitto] dissero al faraone, “si tratta del dito di Dio”» (Esodo 8, 15) mettendolo in relazione con il verso di poco successivo che descrive la scena presso il mare: «E Israele vide la grande mano che il Signore stese sugli egiziani» (Esodo 14, 31). L’interpretazione inventiva, forse perfino giocosa, di Yose calcola in una sorta di matematica midrashica che se dieci piaghe erano state causate dal dito di Dio, allora la mano di Dio presso il mare avrebbe contato come cinquanta piaghe (cinque dita per dieci piaghe contano cinquanta piaghe).

Per non essere da meno Rabbi Eliezer spinge oltre la discussione. Presenta un verso dei Salmi per dimostrare che ogni piaga in Egitto poteva essere moltiplicata per quattro in relazione alla loro forza e al loro orrore. Utilizzando il metodo matematico di Rabbi Yose in un modo più complesso, Eliezer conclude che presso il mare la mano di Dio avrebbe significato che le sofferenze degli egiziani furono pari a duecento piaghe (quattro volte cinquanta).

La discussione viene conclusa da Rabbi Akiva, che segue la logica di Eliezer, ma vi aggiunge un ulteriore elemento: in effetti c’erano cinque e non quattro dimensioni di potere in ogni piaga. Cinque piaghe



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